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Crescita e inclusione digitale

Nell’era dell’informazione, il governo dei dati e dell’universo digitale in generale ha assunto pari importanza del governo del mondo reale, sul quale il primo ha ormai un impatto concreto e crescente. I servizi digitali nati negli anni ottanta e novanta come accessorio dei servizi reali oggi non possono più essere considerati tali. I nostri giovani si affacciano sul mondo digitale già in età prescolare, e vi trascorrono una parte rilevante della propria esistenza, accompagnati durante la loro crescita dai social network e da molti altri strumenti digitali. Dualmente, i cittadini di ogni fascia di età cercano di recuperare il gap generazionale per potersi avvalere anch’essi dell’immediatezza e della ricchezza del mondo digitale.

In questo scenario, l’amministrazione pubblica non può esimersi dall’essere presente attivamente e con convinzione nell’universo digitale, in modo concreto e sostanziale anziché posticcio. Le istituzioni infatti spesso soffrono la trasformazione digitale, e si affacciano nel mondo digitale in modo timido ed insicuro, tramite progetti frammentari e non strutturali. Ciò vanifica lo sforzo, ed anzi aumenta la frustrazione dei cittadini nel sentirsi lontani dalla cosa pubblica.

Oggi gli strumenti digitali hanno assunto livelli di maturità che consentono loro di rappresentare un elemento strategico e cruciale nell’amministrazione del bene comune e nel rapporto coi cittadini. Tutto ciò a condizione che se ne faccia un uso organico, chiaro e moderno, consentendo di stabilire un canale di comunicazione efficace e bidirezionale coi cittadini, di rendere visibili i servizi e le iniziative istituzionali, di far percepire la vicinanza delle istituzioni alla gente comune. Certamente quanto già fatto nella direzione della trasformazione digitale va valorizzato e non disperso, ma soprattutto va reso visibile e realmente utilizzabile dalla cittadinanza, ripensando il rapporto digitale coi cittadini in modo che sia moderno, concreto ed immediato.

A questo si dovrebbe affiancare una politica concreta ed organica di governo delle infrastrutture digitali, a beneficio sia dei cittadini che delle attività produttive. Tra queste, priorità va data alle reti di comunicazione ed alla connettività a banda ultra-larga, che oggi a stento riesce a raggiungere le frazioni, fino alle reti di ricarica di veicoli elettrici, alla gestione intelligente dei parcheggi e della mobilità, e molto altro. Inoltre, gli strumenti digitali oggi rappresentano il primo fronte per la competitività e la produttività, fungendo da acceleratore quando non motore del mondo produttivo.

Le Marche certamente non attraversano il miglior periodo di sempre per ciò che riguarda la produttività, e tra le province marchigiane quella di Macerata non eccelle. Un po’ in tutta la regione ci si pone il problema di come stimolare la produttività e la nascita di nuove imprese, e questo è certamente un problema che per sua natura valica il perimetro comunale, quando non addirittura quello regionale. Tuttavia, è dovere di ogni amministrazione comunale, e di quella di un capoluogo di provincia a maggior ragione, attirare ed incentivare l’instaurarsi di nuove attività produttive, così come sostenere quelle esistenti.

Certamente l’innovazione e gli strumenti digitali rappresentano oggi le prime leve su cui agire in tale senso. Anche in questo caso, serve un governo dell’innovazione che possa guidare e stimolare le attività produttive piuttosto che limitarsi a replicare su scala locale iniziative che vanno di moda. Una di queste è certamente la nascita di spazi di coworking. Tali spazi hanno trovato ampio successo nelle grandi realtà metropolitane, dove oltre ad offrire spazi a buon mercato per startup, imprese neonate e liberi professionisti, rappresentano anche punti nevralgici di incontro e networking. Su scala locale, invece, la loro efficacia è certamente meno ovvia. La disponibilità di spazi per lo stabilirsi di nuove imprese in questo momento non appare un problema rilevante sul nostro territorio.

Altresì lo stabilirsi di una massa critica e coerente di imprese e professionisti capaci di creare autonomamente punti di aggregazione nevralgici per fare da volano alla creazione di nuove imprese appare uno scenario difficilmente realizzabile. Piuttosto sembra che, avendo creato spazi di coworking come contenitori vuoti ed agevolandone l’uso, l’amministrazione ritenga esaurito il proprio compito nella creazione ed incentivazione di attività produttive. Al contrario, il contenuto si deve ritenere più critico del contenitore, dal momento che la nostra città non eccelle per creazione spontanea di imprese. L’amministrazione dovrebbe piuttosto individuare linee di intervento su tematiche ben precise, frutto di concertazione e capaci di stimolare e valorizzare le capacità imprenditoriali tipiche del nostro territorio, e su tali linee contribuire alla creazione di opportunità imprenditoriali tramite un progetto concreto di incubazione d’impresa.

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